giovedì 29 ottobre 2009

Fin da piccoli chi ci sta accanto ci insegna che le persone sono cattive, che non bisogna mai fidarsi degli altri, che chi fa per se fa per tre e altri mille luoghi comuni detti per proteggerci dalla sofferenza ma che in realtà non fanno altro che renderci più cinici nei confronti degli altri e della vita. Nonostante gli avvertimenti e le craniate che inevitabilmente ho dato con il tempo, sono sempre stato abbastanza ottimista nei rapporti con gli altri. Il fatto di non avere avuto veri amici fino al liceo non nasceva da una sfiducia nei confronti degli altri anzi era esattamente il contrario: era dato da un'eccessiva considerazione degli altri e poca, pochissima stima di me stesso. Quando con il passare degli anni le mie letture si facevano sempre più  profonde, i miei viaggi solitari piano piano sparivano. L'essermi avvicinato cosi pericolosamente alla letteratura e alla filosofia mi ha fatto sentire meno solo. Le parole che leggevo diventavano per me una mano che mi accompagnava nella vita e mi spingevano ad affermare le mie idee con più convinzione e senza vergogna. Piano piano mi stavo ricongiungendo con me stesso e di conseguenza anche con gli altri che mi vedevano finalmente più tranquillo, meno enigmatico e più "grande". Tutti quei pensieri che per anni mi avevano fatto sentire come tagliato fuori dal mondo improvvisamente diventavano pensieri "pensati" e non semplici paranoie di un ragazzino illuso. Ricordo ancora l'emozione dopo aver letto Tiziano Terzani. Mi regalarano un suo libro per il compleanno. In meno di 300 pagine e poche ore per leggerlo tutto d'un fiato in una notte era racchiuso quello che io avevo sempre sognato. L'avventura, il viaggio, la ricerca spirituale erano i temi che per anni non mi avevano fatto dormire e vivere serenamente... Erano circa le 4 del mattino quando finii di leggerlo e piansi, piansi tanto per la gioia....Iniziai a comprendere che deve esistere un sentire comune, un'etica che ci renda uguali fino in fondo, che la gente non è cosi cattiva come sembra, che ognuno soffre, patisce e combatte per degli ideali che non possono in alcun modo essere soltanto astratti.... Il problema nasce quando non si è disposti a distogliere lo sguardo da se stessi per guardarsi intorno. In quel caso si va incontro all'autocommiserazione e al volersi sentire incompresi a tutti i costi. E io di persone cosi, purtroppo, ne ho conosciute fin troppe....

martedì 20 ottobre 2009

Mi fermo prima che il tempo deturpi i miei sogni. 
Mi fermo e guardo immobile la mia vita, da una prospettiva diversa. 
Dove è finito quel dolore lancinante che non mi faceva respirare? Dove è finito quello sguardo che tra una parola e l'altra tradiva le mie emozioni?
Non ammeto il divenire. 
Riesco solo a progettare castelli di sabbia, grandi, possenti ma che svaniscono con un soffio di vento che io stesso creo. 
Non doveva andare cosi, non era cosi che me l'immaginavo. 
Non dovevo permettere l'ennesima illusione, non potevo permettermi di scrivere un'altra sceneggiatura e non considerare il fatto che gli attori amano improvvisare. 
Anche stavolta è calato il sipario e mi ritrovo da solo a fumare l'ultima sigaretta sperando di riuscire a cancellare con il fumo quel sapore di illusione in bocca. L'ultima parvenza di serenità imposta e mai realizzata. Anima fragile e non nera. Anima pura che si mette in gioco ma che non conosce le regole e finisce per farsi del male per paura di imporsi dei limiti. Anima salva, in fondo, perché la salvezza non è altro che nascondersi dietro ad un telo aspettando che torni la luce.
Non esiste mai per me una linea ben definita per distinguere il bene dal male. Ciò che poco fa era bene, adesso mi fa male e l'unica cosa che sono capace di fare è ridere nel pianto. Per darmi un pò di forza, per convincermi che due braccia grandi non servono soltanto per difendersi ma anche per abbracciarsi nel dolore.
E non riesco ancora a concepire che tutto cambi.
Adesso riesco solo a ricordare.
Non era cosi che doveva andare....

giovedì 15 ottobre 2009



In questa foto avevo 15 anni e sognavo disperatamente il giorno in cui avrei iniziato a vivere, ad essere considerato adulto. Ricordo con quanta determinazione dicevo di volermene andare, di voler scappare dalla mia famiglia, dai miei affetti, da me stesso. Avevo paura degli altri ma soprattutto avevo paura della mia aggressività che avrebbe spaventato la gente. Un'aggressività che ho saputo comunque sempre gestire e incanalare nel verso giusto: quello dell'espressione artistica. Consideravo i miei orizzonti grandi anche se non mi ero ancora reso conto di quanto fosse facile giudicare come migliore qualsiasi cosa uscisse appena fuori dalla mia cameretta con le pareti verdi.  E guardando quelle pareti, perdendomi in quel verde luccicante a cui avevo appeso i miei quadri, penso di aver fatto i discorsi più belli e più stupidi della mia vita. Una volta provai a scrivere come mi vedevo tra 10 anni. Ne uscii fuori la descrizione di un uomo con lo zaino sulla spalla davanti ad un orizzonte di possibilità, di mete certe e nell'impossibilità di sceglierne una preferiva restare seduto aspettando che il vento lo portasse via verso il mare. Non c'è mai nulla di certo in fondo, questo lo avevo capito anche allora...La differenza però era che in quella tristezza, perchè diciamocelo pure che quando si è piccoli il dolore si amplifica, io non mi fidavo delle persone, non avevo amici, non li volevo. Desideravo capire prima di tutto chi fossi io, volevo essermi amico prima di coinvolgere anche un'altra persona nella mia vita... A distanza di anni non posso dire di aver instaurato un rapporto di amicizia con me stesso ma quantomeno sono riuscito a raggiungere un compromesso basato sulla sincerità. Conosco i miei limiti e so perfettamente che quando qualcosa mi fa male, ma davvero tanto male, non riesco a parlarne. Proprio per questo non finirò di scrivere questo post. Tempo al tempo.
Viaggiatore Senza Meta

sabato 3 ottobre 2009

Prima settimana di università e mi rendo conto di aver perso troppo tempo a correre sopra le spalle di un'ombra più grande di me invece di iniziare a camminare con le mie gambe.  E' stata una settimana piena di emozioni vissute con meno ansia e più sincera commozione per quello che mi stava accadendo. Ho sbattuto la testa contro i miei errori ma era necessario. Era giusto cosi perchè senza l'ultimo grande sbaglio non sarei riuscito a far crollare definitivamente quel muro di perbenismo e formalità che mi ero costruito intorno per proteggermi dal mondo. E dopo aver passato diversi mesi provando a ricostruire quello scudo cosi rassicurante, alla fine mi sono guardato intorno per la prima volta senza maschere e ho capito....

Ho imparato che la gente spesso confonde l'arroganza chiamandola forza e carattere. Ho imparato che se sussurri qualcosa è più facile che la persona che hai davanti ti ascolti. Che l'umiltà non sta nell'autocommiserazione ma nella consapevolezza dei propri limiti. Che è meglio dire una parola in meno che una in più.Ho capito fino in fondo che spesso non c'è niente da capire ma bisogna semplicemente saper ascoltarsi....


(foto :Vogue man di Bruce Weber)